L'ingresso di Triumph nel motocross non è certo passato inosservato. La TF 250-X, cioè la prima MX della Casa inglese lanciata sul mercato, ha convinto tutti nella configurazione di serie (qui il test anteprima) e la sorella da gara è salita più volte sul podio sia del Mondiale MX2 sia del Supercross USA. Questo è solo il primo passo di Triumph nel fuoristrada specialistico, con un programma che prevede un allargamento a macchia d'olio non solo nel numero delle cilindrate proposte, ma anche nelle specialità toccate. Abbiamo incontrato Mattia Dodi, il riferimento per il fuoristrada di Triumph Italia, in occasione di una esperienza in sella alle Tiger 900 Rally Pro (qui la nostra avventura) complementare al GP d'Italia EnduroGP; a fine giornata ci siamo seduti con Mattia per capire meglio le intenzioni e approfondire qualche aspetto, anche legato alla particolare formula di vendita delle nuove cross.
"Quella di oggi è stata una esperienza un po’ diversa dal solito, se vogliamo anche un po' provocatoria. L'intenzione era far capire qual è lo spirito con cui Triumph intende il fuoristrada da adesso in avanti, che è un qualcosa di vero e vicino agli appassionati".
Il fatto di essere partiti dal paddock del Mondiale enduro di Bettola è un messaggio per anticipare un allargamento della gamma offroad specialistica?
“Sì, la gamma si allargherà; quello che posso dire è che per prima arriverà la 450 cross, ormai imminente e successivamente altri modelli. Non siamo al Mondiale Enduro di Bettola per caso”.
Insomma, Triumph ci crede.
“L’azienda crede fortemente nel progetto fuoristrada e lo sta dimostrando non solamente attraverso il prodotto, ma veicolando sul mercato la gamma offroad cercando di essere il più credibile possibile”.
Ma perché tutto questo impegno in un settore come quello del tassello?
"È un investimento che oggi risulta interessante e intelligente non esclusivamente al fine di commercializzare le moto da fuoristrada, che resta l’obiettivo primario; il fine è anche quello di far conoscere il brand a un più ampio bacino di utenti o potenziali utenti, con l'obiettivo di avere una gamma fuoristrada che si integri perfettamente con quella stradale, spaziando dalle Adventure, le specialistiche, le entry level elettriche Oset, fino ad arrivare alle new classic. Con questa strategia possiamo diffondere i valori del racing che, soprattutto sul pubblico più giovane, hanno grande appeal”.
Anche Ducati ha fatto la stessa scelta, ma in modo diverso, cioè sviluppando un prototipo in gara; Triumph, invece, si è presentata con una moto definitiva. Che è pure competitiva.
“Questo fa parte della cultura del brand, molto understatement: si prepara tutto, si lavora sodo, si mette lo sviluppo del prodotto al primo posto e una volta pronti si lancia il modello. Arrivare con un prodotto il migliore possibile sul mercato è un diktat imprescindibile. La parte di marketing, ovvero del parliamo del prodotto prima che venga definito, non fa parte della cultura di Triumph”.
Si punta sul concreto.
“Ti faccio un altro esempio, per farti capire la cultura: Triumph è fornitore dei motori Moto2 da oltre 5 anni; quanti motori Moto2 hanno avuto problemi tecnici in questo periodo? Eppure hai mai visto Triumph vantarsi di questa attività? Come ti dicevo questo spiega la cultura, molto understatement; poca comunicazione, si fanno parlare i fatti. Questo è il british style di Triumph. Non sto a discutere se sia giusto o sbagliato, ti dico solo che è così. Ducati ha avuto un altro tipo di approccio, si è puntato molto sulla comunicazione, sui brand ambassador che fanno tanta risonanza come Cairoli, ci sono grandi proclami in merito ai risultati delle gare, si è partiti con un prototipo. Il prototipo della TF 250-X non lo ha visto nessuno, ci siamo schierati direttamente al Mondiale con una moto definitiva, facendo subito dei podi e con partenze davanti. Una cosa niente affatto scontata, essendo partiti da zero”.