Torniamo al nostro bivio e alla scelta di passare dalla "scorciatoia". Ci abbiamo messo poco a capire di non aver fatto la scelta giusta. O forse di averla fatta, dipende dai punti di vista. La strada ha iniziato a salire, con una prima mulattiera molto impegnativa, che ha costretto anche Cervantes a fermarsi. In qualche modo siamo saliti, convinti di aver superato il peggio, che invece doveva ancora venire. Ovviamente la discesa non era certo più semplice e, una volta approcciato il sottobosco, abbiamo iniziato a guidare in mezzo alle fronde degli alberi, mentre il fondo si faceva sempre più fangoso e le pozzanghere sempre più profonde. All'improvviso ci siamo fermati increduli, mentre ci rendevamo conto di quello che avremmo dovuto affrontare. Un albero bello massiccio è caduto per il maltempo, piantandosi proprio in mezzo al sentiero, impedendoci di passare. Abbiamo impiegato diversi minuti prima di capire come poter fare per andare oltre; quello che era chiaro a tutti, però, era che non sarebbe stata una passeggiata. Per fortuna ci ha pensato Cervantes a trovare una soluzione, andando a creare una sorta di "rampa" con una catasta di rami, in modo da scavalcare il tronco nel punto più basso. Questo mentre gli altri cercavano un bypass alternativo dall'altra parte. In un modo o nell'altro e una moto alla volta siamo passati. Ma non era certo finita lì.
Nel ripartire ho deciso di attraversare una pozzanghera, per evitare le moto parcheggiate davanti alla mia. Ho capito subito di non aver avuto una grande idea... La Tiger è quasi scomparsa, risucchiata dal fango. Era talmente impantanata da restare in piedi da sola... (scorri la gallery qui sopra) Unica soluzione, mettere la prima e piantarla a manetta, anche se voleva dire "smerdarsi" completamente; e così è stato. Da lì in poi abbiamo proseguito molto provati, dovendo ancora affrontare fango, tratti di vero e proprio "sapone", guadi profondi e con acqua torba, sentieri appena visibili. Insomma, una figata! A fine giro eravamo contenti di "essere sopravvissuti", ma anche tristi perché l'avventura era terminata (sotto il reel dedicato). Io, per rinfrescarmi e ripulirmi, mi sono persino tuffato nel fiume lì vicino.
Mattia Dodi ha ragione; per cacciarsi così tanto nei pasticci in una presentazione stampa serve coraggio, ma anche una grande convinzione nei propri mezzi, che siano meccanici o umani. Le Triumph Tiger 900 Rally Pro hanno superato alla grande l'esame "estremo" rientrando alla base completamente ricoperte di fango, ma senza neppure un graffio. E poi Cervantes... Che piacere aver condiviso una giornata del genere con un così grande campione, dentro e fuori la moto. Ehi Mattia: quando lo rifacciamo?!